L’ALBA
A Vieste, dalla grande vetrata che s’affaccia sul mare nel salotto di casa, nasce questo brano. L’aurora dipinge i primi colori in cielo, il canto malinconico dei gabbiani s’intreccia con il moto impetuoso del mare e poi il silenzio.
Ecco che sorge il sole all’orizzonte: a poco a poco si eleva una melodia appassionata che canta la Bellezza del creato ora illuminata.
Cosa illumina la mia quotidianità?
Qual è l’alba del mio cuore?

L’ORIGINE
Il dialogo tra il violoncello e il violino descrive la nuova vita che nasce dal sigillo d’Infinito amore nel matrimonio.
L’orchestra, come in una danza di Giga, esprime la baldanza gioiosa per il passo compiuto, ma ad un certo punto s’arresta: una domanda è protagonista del tema centrale. Qual è l’origine, la consistenza del rapporto affettivo? Cosa rende nuovo ogni giorno ciò che nel tempo diventa routine?
La voce di Barbara porta questo tema drammatico al suo apice espressivo e il coro nel finale esprime tutta l’umanità del cammino.

LIETA MALINCONIA
Poste le mani sulla tastiera del pianoforte, in un istante come bevendo un sorso d’acqua, nasce questo brano nel caldo estivo trevigiano. Il primo tema è la malinconia, una ferita silenziosa e presente per l’incapacità del voler bene, ma l’esperienza dice, ogni volta, che questa non è l’ultima parola.
Così il tema della letizia rivela un’anelito immenso e appassionato scolpito nel mio cuore che sboccia come un fiore tra i sassi.
Tale immensità rende possibile l’intreccio amoroso di una lieta malinconia.

IL DESIDERIO
Come davanti ad un cielo stellato il mio cuore si sprigiona in un canto d’amore attraverso la voce intensa del clarinetto.
I brano esprime la scoperta rinnovata e travolgente del desiderio di essere felice. La domanda di felicità è personale ma esplode per l’incontro con una umanita impensabile: e un’amicizia che solo la fede può rendere possibile! Perciò il coro entra a poco a poco nel canto solistico del clarinetto fino al suo apice, diventandone tutt’uno.
Il desiderio è un traboccare di commozione per l’intuizione di bene che al cuore appare impossibile: la risposta totale al significato della vita.

MANCANZA
Il “solo” iniziale dell’oboe, il fraseggio mendicante dei violoncelli, i timpani che impongono una inesorabilità: è il grido di un dramma vissuto.
Esplode una esigenza di totalità mai vissuta cosi intensamente che, resa familiare per lo sguardo degli amici più cari, fa scaturire una purezza straordinaria: ecco che sulla scia finale del tema drammatico zampilla con dolcezza ll tema della speranza. Non una aspettativa sul futuro ma la risposta a questa domanda: c’è un rapporto che riempia di pienezza tutto, fino alla voragine del dramma più tragico e inaspettato?
Il fraseggio si fa sempre più ampio e affermativo, come un fiume in piena verso il suo mare, fino al paradosso: il tema della speranza contrappunta con il tema del dramma! Ecco l’apice, ecco il miracolo. Il miracolo di vivere una pienezza nella prova più dolorosa è la fonte di questa umile certezza, la speranza.

IL RESPIRO DELL’ETERNO: BERNADETTE
Il brano parla del rapporto preferenziale della mia vita, strumento supremo di tutti i passi compiuti: mia sorella Maria Bernadette.
La freschezza iniziale, espressa dall’orchestra, è come il galoppo impetuoso di un cavallo in riva al mare: cosa può rendere il mio passo certo e audace nel cammino? Una dolcezza senza limiti!
Ecco giungere il secondo tema che afferma l’immensità della preferenza che apre al mondo.
La vita acquista un altro respiro: coinvolta in una affetto, rilancio continuo al significato del vivere, tutto si distende e acquista la propria grandezza.
La voce umana esprime l’eternità di questo rapporto: gli slanci melodici del coro ritraggono il mio cuore che,
quando intravede lo sguardo di Bernadette, freme di gioia nel riconoscere l’Infinito.

LEGATI NEL PALPITO
È la decisione del coinvolgimento della mia vita con la tua, alla luce di un Bene più grande vissuto. Un viaggio Treviso-Ulm per andare a trovare mio fratello, Raffaele Pio, diventa occasione di un passo nel cammino. Trascorsi alcuni mesi dal nostro ultimo incontro, il primo saluto sfocia in una discussione che ferisce. 500 km compiuti e l’amarezza del disagio nel sentirti al posto sbagliato nel momento sbagliato? Ecco il punto più amaro, in cui la musica sembra quasi fermarsi. Questo pensiero, però, è spazzato via da un abbraccio d’amore gratuito, più grande di me, dopo il pianto di dolore. Solo questo mi conduce ad un “legame nel palpito”, ovvero una familiarità molto più profonda di una stretta parentela. Allora il violoncello riparte dal registro grave e si lancia nel tema acuto e ardito come fosse un violino: l’essere oggetto di un Bene grande porta a compiere cose che neanche immaginerei! Il finale esclama la vertigine che sgorga da questo bene: l’amicizia è una corsa vicendevole al compimento del cuore, espresso dalla voce.

INEFFABILE AFFEZIONE
Il solo del corno è come la voce di un neonato che sussurra la Bellezza gioiosa di essere tra le braccia della mamma: un’amicizia impossibile da descrivere ha conquistato tutto di me! Allora il sussurro iniziale si trasforma in canto appassionato che coinvolge tutta l’orchestra, con i due elementi tematici che si abbracciano. Ogni fraseggio e ogni strumento, nel tema centrale, descrive l’incontro eccezionale con certi amici uniti nell’alveo di una storia impensabile e straordinaria. Lo stringendo finale “a cascata” disegna la dinamica travolgente più bella della mia vita: il sacrificio di dire di “si” a questa amicizia rischiando tutto di me, perché la mia consistenza è come una cascata che s’infrange nella Bellezza per una “ineffabile affezione”.

SUSSULTO AL CUORE
Il brano che attribuisce il titolo all’album è l’espressione sintetica del cammino compiuto. I pizzicati iniziali degli archi, alternati al suono deciso del timpano e del fagotto che duetta con il corno, sono lo zampillare di qualcosa di straordinario: è una nuova vita che sgorga nel mio cuore e in quello di mia moglie! L’ingresso dei soprani, in duo con i violoncelli, indica la portata drammatica di questa vita, perché nulla è più in mano mia, ma tutto è vissuto in comunione con gli amici. Ecco che il tema centrale in mi maggiore è lo strabordare di gratitudine per il dono immeritato di essere amati. Tanto è grande la portata di questo dono riconosciuto quanto la musica si intensifica in una unità di intenti che è il vero cuore espressivo di ogni strumento. Nel finale il clarinetto, accompagnato dal como e del fagotto che contrappuntano baldanzosi, descrive il mio canto commosso: il “sussulto al cuore” è l’istante imparagonabile in cui riconosco che il Paradiso è qui, è la mia vita.